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Le fa…PINOCCHIO!

Adoro Pinocchio sin da quando ero bambino. Trovo sia una storia bellissima, ma sopratutto, con il passare degli anni mi sono reso conto che è ancora più bella da adulto che da bambino.
Pinocchio non è solo un bambino di legno. E’ anche l’uomo e la donna che meccanicamente vivono la loro vita sbambolati dagli eventi (esterni ed interni) che li attraggono, li respingono, li schiacciano, li sollevano a chissachè altro.

Pinocchio è la storia di un viaggio mistico alla ricerca di se stesso, di quella parte dell’essere umano più evoluta che è in noi, latente.

Rileggendo il racconto è facile intuire cosa rappresentano i vari personaggi, dal grillo parlante, ai burattini del gran teatro, al gatto e la volpe, i 24 ciuchini (asini) con gli stivaletti da uomo e il dolce omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro che conduceva il carro da loro trainato….al crudele ma allo stesso tempo compassionevole burattinaio Mangiafoco. Lascio a voi lettori il piacere di creare analogie più precise. Rileggete la storia e poi ogni tanto domandatevi per gioco: e se io fossi Pinocchio? Chi sono, cosa rappresentano i 3 gran dottori nella mia vita, Lucignolo, i gendarmi, la fata, il pescecane…(forse sarà più difficile immaginare chi è Geppetto nella nostra vita).

E’ chiaro che esistono personaggi che rappresentano gli eventi esterni della vita, ed altri che invece rappresentano fenomeni più intimi e profondi del nostro essere, la fata-bambina dai capelli turchini, Geppetto il pescecane

Nel mezzo tra i due c’è un burattino di legno che in un dato momento sente il bisogno di ritrovarsi (il suo anelo per rivedere la fata-bambina e il suo Geppetto) e subito dopo si lascia andare al suono dei pifferi (vendendo persino l’abecedario, frutto del duro lavoro di Geppetto) o decide di salire sul carro che lo porterà nel paese dei balocchi…Tutte azioni, quest’ultime, scatenate da eventi interni (pensieri e sentimenti) completamente automatiche e meccaniche attivate da semplici eventi esterni di poca importanza.

Collodi non parla solo ai bimbi e alle bimbe. Racconta la nostra storia con saggia ironia. Io, infatti, sono Pinocchio. Tu sei Pinocchia. Noi siamo Pinocchi.
Il fare le cose meccanicamente è vivere come Pinocchio.

Non prendetevela, siamo tutti dei piccoli robot, chi più chi meno. Siamo meccanici e possiamo osservarlo quotidianamente se “prestiamo attenzione”.

Per esempio, mi osservo all’entrare in auto, quanti movimenti eseguiti con grande precisione e sincronismo dal mio corpo (mente inclusa): chi lo sta facendo?
Mi osservo salutare una persona con il sorriso quello dei saluti, la fronte corrugata, il naso si muove all’insù, il bordo destro del labbro si solleva. (perfetto per le situazioni formali): chi lo sta facendo?
Così è la mente che riconosce la maniglia della porta, e la apre in modo automatico, oppure su larga scala ci permette (magistralmente, oltre che automaticamente) di fare cose come la commercialista, il postino, la dottoressa, il commesso etc…

Se da un lato la meccanicità è uno dei nostri punti di forza, in altri è causa solo di uno spreco di energia e risorse.
Mi osservo prendere il cellulare in mano e schiacciare con le dita un pò qua un pò là: chi lo sta facendo?
Mi osservo perdere il controllo di fronte a quella stupida e reagisco esattamente come ieri di fronte all’altro stupido, e come ho sempre fatto: chi lo sta facendo?
Mi osservo comprare un paio di scarpe che non vorrei comprare: chi lo sta facendo?

In generale, fin tanto che svolgo le mie attività quotidiane la meccanicità funziona (abbastanza) bene. Ma certe cose (anche nell’arco della giornata) non possono essere fatte in modo automatico. E in quel caso la meccanicità è la nostra rovina perché ci porta a

Fare scelte capitali in modo automatico

Ci trasferiamo da una città all’altra, cambiamo o rinunciamo ad un lavoro, cambiamo partner o non lo cambiamo, facciamo figli, non li facciamo….a voi il piacere di fare la lista, ognuno ha la sua personale. Altro che mettere accidentalmente il telecomando nel frigo o portarci il tostapane in ufficio….

Magari, dopo qualche anno, diciamo: oh…. ma perché ho fatto quella scelta? Purtroppo non c’è un perché, perché non c’è neanche una scelta, solo un re-agire automaticamente, secondo cliché meccanizzati nella nostra (povera) mente (non è “colpa” sua).

Quando rivolgiamo la attenzione al momento presente conosciamo la nostra meccanicità. Scopriamo che in un attimo di osservazione autentico avviene in noi una reazione, di cui non siamo assolutamente padroni. Avviene e basta, senza che sia io a deciderlo. E poi un’altra reazione ancora, e così di seguito…Esattamente come se qualcosa ci guidasse senza poter decidere se fare o non fare. Non credete che i burattini funzionino in modo molto simile?

Mantenendo una pratica costante di attenzione consapevole, col tempo incominciamo a comprendere quando reagiamo meccanicamente a qualcosa e quando invece agiamo per scelta. Col tempo si rivela in noi una sensazione di poter essere veramente noi a decidere, nel bene e nel male. Questa sensazione ha il sapore di libertà, per piccola che sia, visto che le nostre scelte saranno sempre condizionate da eventi esterni. Ma almeno, dentro di noi, siamo noi a decidere. Non è poco, è tantissimo.

Appunto, Mindfulness è allenare l’attenzione al momento presente e così facendo conoscere tutte quelle dinamiche mentali che emergono continuamente in noi e ci imprigionano in scelte ed azioni meccaniche.
Ed è per questo che praticare la Mindfulness significa andare alla ricerca della propria libertà ed essere meno Pinocchi e più Esseri Umani.

Purtroppo, praticare la Mindfulness ad alcuni sembra noioso ed inutile o addirittura pericoloso…

– Dunque la mia medicina t’ha fatto bene davvero?

– Altro che bene! Mi ha rimesso al mondo!…

– E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a beverla?

-Egli è che noi ragazzi siamo tutti così! Abbiamo più paura delle medicine che del male.

E se restassimo Pinocchi? Ovviamente si può restare Pinocchio e godere di una una vita soddisfacente, raggiungendo anche ottimi traguardi. Per esempio Pinocchio ad un certo punto diventò uno studente esemplare apprezzato da tutti,in altra occasione diventò un eccellente asino da spettacolo e ancor prima lavorò bene come cane da guardia rifiutandosi di cedere alle proposte di corruzione delle faine… Non è finita qui! Come ogni moderno risparmiatore, ha investito in borsa, rischiando come s’ha da fare per decuplicare le cinque monete d’oro in suo possesso e riportarle al babbo… Ancora, non ha mai fatto male ad una mosca, anzi il contrario: salvò il cane Alidoro dall’annegamento (anche a rischio della propria pelle), aiutò il suo compagno Eugenio invece di fuggire come tutti gli altri.
Si distinse anche per le sue abilità, diventando un eccellente asino da spettacolo. E per finire aveva un cuore grande come una casa, pensate a quanto pianse rivedendo il suo amato lucignolo prima che spirasse, o la generosità che lo ha caratterizzato in tantissime occasioni…

In definitiva Pinocchio è sempre mosso da buone intenzioni. Non è un burattino cattivo, ma non è capace di scegliere veramente (quindi agire), è solo capace di re-agire.

Collodi regala perciò due racconti, uno per i bimbi e le bimbe che, all’inizio della loro esistenza, devono necessariamente poggiare su una morale comune che li aiuti a formarsi. L’altro, per noi adulti che, invece, dobbiamo crescere in un altro modo, più sottile, meno ovvio; direzione? Pace (dal vertiginoso pensare quotidiano) e libertà (di scegliere se o non andare con quel pensiero o l’altro).

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